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IL TARTUFO CONSIDERATO “BENE DI PRIMA NECESSITÀ” CON IVA DEL 5%

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IL TARTUFO CONSIDERATO “BENE DI PRIMA NECESSITÀ” CON IVA DEL 5%

Questo succede in Italia. Ma non è l’unico caso, per esempio in Spagna è al 9 % e possiamo aggiungere altri. Stiamo parlando del tartufo, ovviamente.

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In questo modo una grattugiata del pregiato tartufo sopra un piatto di pasta ci può costare molto meno, perché ha un IVA ridotto, essendo considerato “bene di prima necessità”. Tenendo conto che il chilogrammo di tartufo può oscillare tra 2.900 e 3.500 euro, se non non c’è stata siccità! Perché allora può ascendere fino 5.000 euro il chilogrammo, … io direi che ugualmente costa un occhio della testa, più che un bene di prima necessità!

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La differenza è che almeno la Spagna ha già rettificato sull’IVA applicata ai prodotti d’igiene femminile, di un 10 % è passata al 4%, ovvero che finalmente sono considerati “prodotti di prima necessità”. Anche questo è successo in Francia da anni ormai con un 5,5 % ed in molti altri paesi dal mondo.

Invece in Italia, come potevamo aspettarci un’altra cosa! Ingenui noi! L’IVA applicata ai prodotti indispensabili per l’igiene femminile sono ancora al 22 %, assieme ai pannolini per bambini, automobili e televisori.

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Secondo loro, i bimbi più piccoli di 2 anni e mezzo, dovrebbero avere pieno controllo delle loro minzioni e dei loro sfinteri già dalla nascita. Un’esigenza evolutiva troppo pretensiosa! Non credete anche voi. Non è da stranirsi che Italia sia considerata fuori dal suo territorio, un paese ritardato e maschilista.

E l’assurdità non si ferma lì riguardo all’IVA, per esempio, sempre in Italia, per gli oggetti di antiquariato e spettacoli teatrali l’IVA è ridotta al 10 %. Invece, come diciamo, nella nuova Legge di Bilancio, firmata il 30 dicembre del 2018, relativa ai tamponi ed assorbenti di uso femminile ed ai pannolini di bebè, l’ IVA continua ad essere al 22%. In questo modo, dobbiamo pensare che il governo italiano determini il ciclo mestruale e le minzioni dei bebè, “non necessarie” e per tanto soggette alle tasse più alte dello Stato italiano.

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Assurdo! Come se non fossero prodotti di prima necessità! Secondo loro, le donne possono prescindere di avere le mestruazioni tutti i mesi durante una media di 40 anni? O i bebè possono optare per per un’altra forma di come fare le loro necessità fisiologiche?

Il cinismo più estremo, che ignora con una vergognosa sfacciataggine i diritti fondamentali della persona, la dignità e la sensibilità delle donne e mostra una chiara volontà di discriminare per ragione di genero e condizione.

LA PINK TAX: IN ITALIA, UNA DELLE PIÙ ALTE DEL MONDO

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In altri paesi come diciamo stanno già provvedendo a rimediare questa inugualità intollerabile, per esempio in Belgio e Olanda è al 6%, in Inghilterra al 5,5 % e in Irlanda e Canada è abolita addirittura, si vede una chiara volontà politica di voler avanzare verso una società più giusta, equa e degna.

Queste sono le società dal futuro, che si impegnano nell’adeguarsi ad una mentalità progressista, lontana da pregiudizi che favoriscono e consentono disuguaglianze sociali e che senza motivo ne conoscimento sfavoriscono un settore della popolazione.

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In Italia continuano nel medioevo, ignorano e trascurano con una sfacciataggine ed una negligenza le raccomandazioni del Consiglio Europeo in molti aspetti politici, ed in particolare con la “tassa rosa”, dove tale direttiva determinò già nel 2006 che “i prodotti per l’igiene femminile possono essere soggetti a riduzioni d’imposta, giacché sono considerati come imprescindibili e necessari”.

DISCRIMINAZIONE PER MOTIVI DI GENERO E CONDIZIONE

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È saputo che esiste una chiara differenza di prezzi tra i prodotti considerati femminili e maschili.

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Basta andare al supermercato o nei negozi e possiamo vedere questa diversità di prezzi in prodotti similari, come sono le creme antirughe, depilatorie, tonificanti ed altri. Però, non solo in prodotti di igiene e bellezza ma anche in vestiti e scarpe, e chi non ha visto la differenza di prezzi dal parrucchiere. È incredibile!

Perché devono le donne pagare più per il semplice fatto di essere donna? Già è vergognoso che esista una mentalità sociale discriminatoria, ma che esista anche nella legge di un governo, questo è intollerabile. Bisogna soltanto vedere la differenza retributiva per uno stesso posto di lavoro o l’ aumento ingiustificato nelle polizze d’auto.

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Nel caso della Pink Tax, calcolando più o meno l’impatto economico che ricade sopra le donne riguardoalla necessità di utilizzare assorbenti interni ed esterni durante la mestruazione. Si calcola 5.000 euro come spessa minima in prodotti igienici imprescindibili, dei quali 1.100 euro sono tasse per lo Stato. La cosa buffa è che i rasoi maschili per radersi sono considerate giustamente prodotti necessari e hanno applicato su di essi un 4 % di IVA. Paradosso casuale? Chi ci crede?

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Nella stessa maniera possiamo parlare dei pannolini per bebè, dei servizi veterinari imprescindibili, cioè dei vaccini per i nostri animali domestici e di compagnia, che sono al 21 %, mentre che per la birra, il cioccolato e merendine sono al 10 %, anche i francobolli per collezionisti sono più bassi, al 10 %, che proprio indispensabili non sembrano essere.

I CELIACI, UNA DISCRIMINAZIONE PER CONDIZIONE

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Ma se vogliamo andare oltre, parliamo allora dell’incoerenza sui prezzi tra i prodotti alimentari per celiaci. Non si comprende per quale ragione, i prodotti senza glutine devono essere più costosi. Perché questa differenza? Perché una persona per il semplice fatto di avere una diversa condizione deve pagare 3 volte di più il prezzo per uno stesso prodotto?

Secondo la O.N.F. anche mangiare fuori casa viene molto più caro ad un celiaco che al resto delle persone, fino un 20% secondo il loro studio.

Il governo crede che con offrire una detrazione fiscale fino ad un 19% della spesa alimentaria sostenuta durante l’anno ed erogare dei “buoni-ricette”, la persona celiaca ha già coperte tutte le proprie necessità alimentarie, che sono diverse per la loro differenza di condizione alimentaria. Invece non è così, perché la differenza dei prezzi permessi, la limitazione e la necessità di questi prodotti fa sì che siano ancora di più soggetto e vulnerabili al commercio sleale.

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E quindi rende questo compenso non così vantaggioso, al contrario; essere in questa condizione di celiaco ti rende soggetto a molti svantaggi.

Di fatto, secondo un primo comunicato della O.N.F. Osservatorio Nazionale Federconsumatori relativo al commercio di alimenti per celiaci, i prezzi degli alimenti senza glutine per consumo di celiaci, sono irrazionalmente molto superiori alla media di un stesso prodotto per consumo con glutine.

Ancora qui la discriminazione non finisce con questo, perché il contributo economico erogato dal Ministero della Salute, attraverso i famosi “buoni-ricetta” non sono esenti da limitazioni. Ovvero che questi buoni possono essere utilizzati soltanto negli stabilimenti autorizzati, per questo motivo la maggioranza dei supermercati e grandi negozi non sono ammessi. Precisamente dove c’è maggiore varietà di marche , qualità e prezzi in prodotti per celiaci.

Per questo le persone che hanno questa condizione si vedono obbligate a “sprecare” i buoni-ricetta negli stabilimenti autorizzati, come le farmacie, dove, casualità, hanno poca varietà e i prezzi sono altissimi.

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Perché queste persone non possono scegliere dove acquistare i propri alimenti? Perché devono limitarsi a scegliere tra una varietà di marche, prezzi e stabilimenti determinati? Fatto che non succede per il resto delle persone?

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Perché devono pagare di più per il semplice fatto di doversi nutrire? E perché devono limitarsi a quattro prodotti base?

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Un’altra conclusione discriminatoria che ha osservato il comunicato della O.N.F. è che i buoni-ricette non possono essere utilizzati fuori dalla regione di residenza. Ma dove siamo arrivati! E se deve o vuole fare un viaggio o deve muoversi per motivi di lavoro? Insieme al suo trolley dovrà portare il pranzo al sacco senza glutine o pagare di tasca sua.

Ma stiamo scherzando, ma che paese lo permette?! Se non sono capaci di risolvere le necessità basiche quotidiane di una persona con giustizia ed equità, garantendo il benessere e la qualità di vita basiche, come potranno mai risolvere le grande sfide ed essere competenti nella politica internazionale? Italia è fuori dal mondo se prima non risolve le tantissime ingiustizie sociali che sussistono nella sua società.

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