Rapporti Umani e Psicologia

IL PASSO VERSO L’INDIPENDENZA EMOZIONALE

IL PASSO VERSO L’INDIPENDENZA EMOZIONALE

6ª/10 PARTE “PAURA AL RIFIUTO”

  1. PAURA AL RIFIUTO
  2. IL DANNO PSICOLOGICO
  3. L’EDUCAZIONE EMOZIONALE
  4. PERCHÉ DIAMO COSÌ TANTA IMPORTANZA ALLA NOSTRA IMMAGINE
  5. COMPRENDERE I MECCANISMI DEL PENSIERO
  6. IL PASSO VERSO L’INDIPENDENZA EMOZIONALE
  7. QUANDO CI RIFIUTANO PERSONE CHE NON CI CONOSCONO
  8. È IL MOMENTO DI COMINCIARE A VIVERE PIENAMENTE
  9. COME FAR SPARIRE LA PAURA
  10. MOSTRA IL TUO VALORE UNICO

Avere paura è inevitabile, non possiamo controllare queste tipo di emozioni irrazionali, ma possiamo mantenere un certo controllo e decidere in quale modo utilizzare l’energia extra che ci proporziona questo timore.

Possiamo paralizzarci, fuggire o confrontarci alla situazione che percepiamo come avversa.

Ovviamente, arrivati a questo punto, identificare e discernere se quella situazione rappresenta un vero pericolo, è fondamentale per poter attuare di conseguenza ad un criterio razionale e conveniente.

Per esempio, la paura di parlare in pubblico, la quale abbiamo fatto menzionato prima, è una delle paure più estese nella popolazione globale.

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Addirittura ci sono alcuni risultati statistici al riguardo, che hanno mostrato un dato interessante: la maggioranza delle persone studiate, anteposero la paura a parlare in pubblico alla paura stessa della morte.

Ma, perché potrebbe occasionare più timore il fatto di parlare in pubblico? Se non è un pericolo obbiettivo che minaccia la nostra sopravvivenza?

Potrebbe essere per due ragioni principalmente: una, della quale abbiamo già parlato, sarebbe che le sue idee e convinzioni in riferimento alla percezione di quello che è o no un pericolo, sono deformate e per tanto erronee.

La seconda, una particolarmente interessante, che è quella che l’idea che un giorno moriremo, è ormai compresa. È inevitabile e sopratutto è naturale e per questo è accettata.

Curiosamente sono le stesse caratteristiche che possiede il timore al rifiuto.

Allora una domanda sorge spontanea: il fatto di accettare la paura al rifiuto come qualcosa di naturale e comune a tutti, ci potrebbe aiutare a diminuire l’ansia che ci provoca?

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Certo che sì, e pare che questa accettazione ha un grande potere. Può, per così dire, allontanare il timore verso una situazione o fatto determinato, addirittura se è “obbiettivamente avverso” come è il fatto di morire.

Questo è uno strumento potente. E dobbiamo utilizzarlo per migliorare i nostri meccanismi psicologici del nostro pensiero cognitivo.

Se accettiamo di vedere una situazione come qualcosa di normale e non negativa, perché di fatto è naturale, finiremo “abituandoci” allo stress che può occasionare all’inizio.

Un altro meccanismo che funziona, è quello di interpretare l’eccitazione che produce la paura, come se fosse soltanto un’emozione, che è quello che è. Un’emozione intensa, forte ma alla fine, è e rimane una semplice emozione che passa e che è assolutamente normale.

Di fatto, è così; quando abbiamo paura, produciamo adrenalina, una sostanza che ci proporziona quell’energia extra per superare il supposto pericolo. La stessa che produciamo quando abbiamo una forte emozione di entusiasmo o allegria.

Allora, perché non approfittare di questa coincidenza, ed interpretare a nostro interesse questo “spinta” d’energia?

Come possiamo prevedere, anche le altre persone stanno pensando in un modo sbagliato, per questo la loro opinione su di noi non ha consistenza razionale, e non possiede una motivazione logica che si possa considerare accettabile.

Qui è dove entra in gioco la tua indipendenza emotiva.

Creare e sviluppare un’adeguata indipendenza dei tuoi pensieri, convinzioni e sopratutto, delle tue emozioni.

Questo non solo ti aiuterà a superare molte situazioni che ti provocano timore e paura, fortificando la tua capacità per discernere i pericoli reali, per di più ti farà aumentare l’autostima.

parlare pubblico professionale

Ritorniamo all’esempio anteriore, immagina che devi parlare davanti ad un pubblico per motivi professionali, ed evidentemente si presuppone che vuoi dare una buona immagine di te stesso.

Vuoi che ti accettino, che apprezzino il tuo contributo e che la loro valutazione sia positiva. Ma sopratutto, non vuoi che ti rifiutino, vero?

Anzi, ti tenta l’“idea” che potresti prescindere di tutto quanto e scappare. Anche se questo presuppone rinunciare a tutto quello di positivo che ti può arrecare quell’esperienza.

Beh, è normale, è molta l’ansia che ti provoca. Fisicamente ti senti tremare le gambe, ed il cuore ti palpita nel petto come se fosse sul punto di uscire da un momento all’altro. Arriva un punto che ti senti addirittura, sul punto del collasso.

Ciononostante, perché dovresti rinunciare ad una esperienza che può essere favorevole per la tua carriera professionale? Se in realtà quel pericolo di vita è supposto e non è reale?

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Precisamente perché potresti prescindere da quello, non sembra avere tanta importanza, non credi? Almeno non l’importanza che pensiamo.

Beh, il fatto che un discorso in pubblico venga male, non può essere motivo per la gente di decidere di finire la tua vita. Non credi? Però nemmeno le conseguenze professionali saranno assai gravi, o almeno, non irrecuperabili come pensiamo in quel momento, non è così?

sucesso professionale

Quindi, quel discorso, anche se è stato esposto nella maniera più ridicola possibile, non impedirà il tuo sviluppo e progresso professionale, se tu sei determinato a scalare nella tua carriera.

Quante di quelle figuracce fanno i politici e le persone influenti! E non succede niente, anzi, a volte quella sfortunata brutta figura si dimostra un vantaggio aumentando la loro popolarità, facendosi notare.

Il fatto è che di solito esageriamo e deformiamo il pericolo che percepiamo. Diamo troppa importanza al giudizio degli altri, un’importanza che in realtà non ha.

Ammettiamo in questo caso, che il supposto fallimento abbia una certa importanza professionale. Però, a sua volta dobbiamo ammettere anche che in nessun caso, il supposto “disastro” sarà definitivo.

Quindi, può essere superato ed essere accettato come un’esperienza in più. Un’esperienza che può aiutare a migliorare i tuoi metodi di esporre davanti ad un pubblico, la tua prossima sfida.

Ma sopratutto, e questo è molto importante, non è un attacco personale.

Tendiamo a percepire un’opinione negativa, come un attacco alla nostra persona. Per questo il rifiuto sociale lo vediamo come un pericolo vitale.

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Il fallimento sociale l’interpretiamo come una “morte sociale”.

Ma la verità è diversa anche se sembra un attacco personale; ad esempio perché credi che gli sei antipatico a quella persona per qualche ragione; in generale gli altri, come te stesso, hanno le proprie motivazioni interne che determinano ed influenziamo le percezioni e che di fatto non hanno niente a fare con te personalmente.

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In generale, la gente, è più centrata in sé stessa che negli altri, purtroppo. Ma in certi momenti la coincidenza di questa “mancanza di interesse” può essere benefica.

Addirittura, quando sembra che si interessano positiva o negativamente in qualcuno, in realtà stanno focalizzando i suoi interessi verso di loro. Di solito sono mossi dalle proprie convinzioni interne ed interessi personali, e non per particolare interesse a causare un danno personale a te.

Sono lì per caso ed al tuo posto potrebbe esserci un’altra persona, e la reazione sarebbe la stessa. Te l’assicuro.

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Questo in apparenza può non sembrare un sollievo, ma è il primo passo verso l’indipendenza emozionale. Con la quale potrai essere capace di trascendere delle opinioni altrui, già sia positiva o negativa, e del potere che hanno su di te.

ALTRO ESEMPIO: QUANDO SI PRESENTA L’OCCASIONE

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Allo stesso modo succede quando vogliamo avvicinarci ad una ragazza/o che ci piace. Il primo passo è stabilire una conversazione con la speranza che ci porti ad un successivo appuntamento. Sicuramente ti sarà successo anche a te, a tutti ci è capitato.

Il discorso che ti pareva “molto convincente” e che tante volte hai ripetuto nella tua testa, in quel momento ti pare assurdo e privo di senso.

L’idea del rifiuto ti assale. La paura ad un possibile rifiuto da parte della ragazza/o è il tuo pensiero principale. Questo ti genera un stato d’ansietà e stress difficile da contenere.

Beh se così fosse, che ti rifiutasse, sarebbe così terribile da impedirti una vita piena di soddisfazioni e forse anche felicità?

Ritorniamo allo stesso discorso di prima; se di solito, per non esporci al rifiuto, preferiamo lasciarlo stare. Vuol dire che non è così importante, ne tanto meno “essenziale” per te come credevi in quel momento.

La cosa peggiore è il momento giusto prima di avvicinarti alla persona. Il discorso tanto bello che ti avevi preparato con tanto impegno, pare perso nella confusione della tua mente.

Te senti incapace di dire una parola e se alla fine riesci a far uscire qualche suono articolato dalla tua bocca, poi ti vergogni nel pensare che il tuo discorso è stato a dir poco, patetico e sopratutto non riflette per niente il sentimento che volevi dimostrare.

Se in più la persona ti rifiuta, darai la colpa del tuo fallimento a te stesso, cosa c’è in me che non va? La risposta si riempirà immediatamente di tanti motivi molto validi per i quali tu credi che la ragazza/o ti abbia rifiutato.

Ti “autoconvinci” che sei tu quello che sbaglia e che gli altri hanno ragione.

La verità è che la tua vita non dipende dal risultato di quella situazione.

L’opinione che possa avere quella persona su di te, in quel momento, che determina se ti considera adatto o no per lei, non è motivo sufficiente perché tu ti turbi e non continuare a cercare la felicità.

Sicuramente l’opinione che ha su di te, è condizionata. Non tanto da quello che conosce su di te come persona o per quello che può offrirgli, bensì dal suo proprio filtro interno.

Anche dal suo stato d’animo, quello che ha in quel momento e delle sue proprie motivazioni, le quali nemmeno conosci.

Queste sono le vere ragioni che determinano il risultato di quella situazione.

Come vedi, non dipende di te, dipende dalle considerazioni esterne alla tua persona, delle quali non sei tu il responsabile in nessuno caso.

Se non sei tu quello scelto, non succede niente, lei o lui, anche loro hanno il diritto a prendere liberamente le proprie decisioni.

Ma il fatto che non coincidano con le tue, non significa che il tuo valore come persona sia diminuito in nessun senso.

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Il valore della tua autostima non deve essere condizionato da una semplice opinione o preferenza di qualcuno. Tutte le opinioni possono essere questionate e non sono definitive.

Allo stesso modo succede nella maggioranza delle situazioni. Il rifiuto non dipenderà da te, anche se viene da una persona che consideravi amica, addirittura da un familiare, o da un semplice conosciuto.

Di solito noi persone prendiamo decisioni tenendo in conto altre circostanze che abbiamo nella nostra vita, e non esclusivamente per una situazione concreta nella quale interviene una persona in particolare.

Siamo noi stessi quelli che la interpretiamo come personale.

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